Dal 14 al 25 aprile si terrà, presso l’oratorio dell’Assunta in piazza Cima (Conegliano), la mostra dell’artista Philtoys “Persona”.
Per l’occasione, e per conoscere meglio questo giovane artista coneglianese, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Come ti sei avvicinato al mondo della scultura e, più in generale, dell’arte?
Da piccolo sono sempre stato un ragazzino attivo, mi è sempre piaciuto disegnare, collezionare scarpe e giocattoli da design. Per me l’arte è sempre stata una valvola di sfogo.
Purtroppo, per motivi di necessità, ho dovuto portare avanti il mio vero lavoro e perciò sono stato costretto ad abbandonare quel mondo, e dunque l’universo creativo in cui ero immerso.
Da dove nasce l’idea di creare delle sculture di carta?
L’idea nasce in seguito ad un incidente. Mi trovavo in ospedale e, ad un certo punto, dentro di me è riaffiorato il ricordo delle mie vecchie collezioni di giocattoli. Di conseguenza, è scattata una scintilla che mi ha portato a riavvicinarmi a questo mondo.
Ho pensato che potessi portare un’idea originale. Dunque, ho deciso di riprodurre i miei famosi giocattoli da design con l’ausilio della carta e del cartone, materiale facilmente reperibile a cui avrei potuto facilmente dare una forma.
Da quel momento ho iniziato ad ispirarmi anche ai vecchi ricordi, alle passioni, alle esperienze e al mondo circostante dando così vita, tra le tante cose, alle maschere.
Hai avuto altre influenze artistiche, oltre quelle citate? Prendi spunto da ciò che osservi e ti circonda e/o sono frutto di vissuti personali?
Tra le varie influenze, oltre la musica, ci tengo a ricordare artisti contemporanei come l’americano Leonard Hilton McGurr (in arte FUTURA), e, come lui, tutta la schiera degli artisti di strada, dei graffiti, dell’underground e dell’hip hop, movimenti anticonformisti e contestatari in cui mi rispecchio molto. Sicuramente i vissuti personali e le dinamiche sociali attuali, fondate sull’egoismo e l’esaltazione dell’immagine, sono risultati fondamentali per la riflessione e la creatività.
Qual è il messaggio che si cela dietro le maschere?
L’ispirazione è sorta durante il lockdown, periodo in cui mi sono potuto dedicare nuovamente all’arte. Le maschere nascono dal pensiero che ho avuto di riutilizzare le scatole delle scarpe che colleziono, in modo da poter dar loro una nuova vita, creando così dei pezzi unici.
Il loro messaggio è frutto del tempo passato, in questi anni, a cercare di esorcizzare i miei demoni, rimanendo in silenzio ad osservare l’esterno. Le definirei una sorta di denuncia alla falsità che ho visto e che vedo sempre di più nel contesto in cui viviamo. Sono una stigmatizzazione verso le dinamiche della società odierna, la quale impone alla singola persona delle difese che inevitabilmente la portano a distaccarsi dalla sua essenza e da sé stessa.
Le sculture che inizialmente ho realizzato mi sono servite come scuola, ma ora sento nel profondo di dover comunicare un qualcosa, anche se questo significa mettermi di fronte ai miei limiti e in discussione, sperando così di poter aiutare, per mezzo della mia arte, a far riflettere anche il prossimo.