Dal 3 al 12 novembre si terrà, presso l’oratorio dell’Assunta in piazza Cima (Conegliano), la
personale dell’artista Mattia Poloni.
La sua ricerca artistica ha avuto modo di evolversi notevolmente. Ha partecipato a numerosi
premi e mostre collettive in spazi importanti come la Sala Manzù a Bergamo, la loggia del
palazzo del Podestà a Verona, Palazzo Sarcinelli a Conegliano e il castello di Rocca Brivio
Sforza.
Per l’occasione, e per conoscere meglio questo giovane artista, gli abbiamo rivolto alcune
domande.
Da dove nasce la passione per l’arte e, in particolare, per la pittura?
Ho sempre avuto un interesse verso il disegno, ma ciò che mi ha realmente spinto a
sviluppare questa passione è stato un periodo negativo della mia vita. Mi trovavo in
Germania per lavoro, quando ho iniziato ad avvertire una nostalgia verso tutto quello che
definivo “casa”. Con quell’episodio, è storto in me il bisogno di sfogare tutte le emozioni che
provavo dentro, la malinconia. E quale mezzo migliore, se non l’arte? E’ stato quello il
momento in cui ho acquisito la piena consapevolezza sulla sua importanza. È stata uno
strumento di evasione dalla solitudine che provavo.
Ad un certo punto, il destino mi ha fatto incontrare un artista tedesco che mi ha spinto ad
approfondire la pratica artistica. Ho avuto occasione di analizzare l’utilizzo dei colori e della
prospettiva e ciò mi ha aiutato a comprendere certe dinamiche. Così ho iniziato a cimentarmi
nell’astratto, per poi arrivare all’arte figurativa.
La tua carriera artistica ha visto diverse fasi, con l’ausilio di tecniche differenti.
Nascono per pura sperimentazione o sono frutto di studi svolti nel tempo?
Come raccontato in precedenza, nasco autodidatta. Qui si può collocare la mia prima fase
artistica. Ho iniziato a dipingere su tele di medio formato, utilizzando prevalentemente il
colore spray e qualche accenno di acrilico. In questi anni mi sono sempre soffermato sulle
emozioni personali, inserendo la mia anima nei vari contesti, questo perché sentivo
l’esigenza di esprimere il mio lato introspettivo.
Dopo gli studi, in seguito ad alcuni “esperimenti”, ho cominciato a sviluppare la fase attuale,
cambiando il tipo di supporto e la tecnica. Ad oggi, mi servo di pannelli isolanti rivestiti di
carta e dipingo quasi totalmente con l’acrilico e qualche accenno di spray.
Per un gusto personale, prediligo i colori fluorescenti. I colori sono fini a sé stessi, alle opere.
Hai avuto particolari influenze artistiche? Oltre ai vissuti personali, prendi spunto da
ciò che osservi e ti circonda?
Importante è stato l’interesse verso le opere di Jackson Pollock, Andy Warhol e Jean
Michelle Basquiat.
Oltre alla rappresentazione di me stesso e dei miei sentimenti, importante è l’ispirazione
data da ciò che mi circonda.
Nella fase attuale, un ruolo fondamentale è rivestito dalle sagome. Sono il frutto di ciò che
ho modo di osservare durante la mia quotidianità. L’uomo moderno è, purtroppo, abituato
ad avere una visione sempre più diretta e non dettagliata del mondo, e questo lo porta a limitare la propria creatività ed immaginazione e ad essere, dunque, un individuo superficiale
e poco sensibile.
Il mio intento è quello di stimolare lo spettatore ad entrare in una realtà parallela,
caratterizzata da un’immaginazione consapevole ed estraniarlo da tutto ciò che
quotidianamente lo circonda, rendendolo più cosciente ed emotivo.
ORARI
Venerdì 18:00 – 20:30
Sabato 11:30 – 13:30 / 18:00 – 20:30
Domenica 11:30 – 13:30/ 16:00 – 20:30
Inaugurazione venerdì 3 novembre, ore 19:00